sabato 3 febbraio 2024

GORGIA

 GORGIA

Secondo il sofista siciliano, non esiste nulla di oggettivo, se le cose esistessero, l’uomo non saprebbe conoscerle, pensarle ne comprenderle e anche fossero conoscibili, non potrebbero essere comunicate agli altri poiché il mezzo di comunicazione è la parola e non si può mai identificare con la realtà.

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Lui sostiene che

- l’essere non esiste (implicherebbe una serie di contraddizioni)

- se esistesse non potremmo conoscerlo (il pensiero non corrisponde alla realtà)

- se anche fosse conosciuto non potrebbe essere comunicato attraverso le parole (natura diversa rispetto alle cose)

Per Gorgia l’esistenza è irrazionale e misteriosa, gli uomini non sono liberi ne responsabili, ma soggetti a forze incontrollabili e ignote . 

PROTAGORA

 PROTAGORA 

Pensatore più originale del movimento. Famosa affermazione “L’uomo è misura di tutte le cose, delle cose che sono in quanto sono, delle cose che non sono in quanto non sono”. Esistono diverse interpretazioni a seconda del significato attribuito al termine UOMO, che può essere inteso come singolo e quindi il significato sarebbe che le cose appaiono in modo diverso a seconda del gusto soggettivo.

Uomo inteso come genere umano e umanità significherebbe che la percezione delle cose dipende dalla mente umana, diversa da quella animale. 

Uomo inteso come popolo e civiltà starebbe a significare che le cose si valutano secondo le abitudini delle comunità a cui gli uomini appartengono. 

Indipendentemente da come è inteso, Protagora voleva sottolineare come l’uomo fosse il criterio di giudizio della realtà o irrealtà delle cose. Da qui emerge una visione relativistica, non esiste una sola verità assoluta che vale per tutti, ma è “relativa” a colui che giudica. Allo stesso modo non esiste una legge che stabilisca cosa sia giusto o sbagliato, cos’è bene o male. Tutto si riconduce al contesto umano, sociale e culturale, per questo la sua concezione può essere considerata una forma di “umanismo”.

LA PAROLA molto importante che serve a far valere la propria opinione, per questo esiste la retorica, arte nel persuadere attraverso il linguaggio semplice e convincente. Protagora credeva che per ogni cosa si trovassero sempre argomenti a favore e contrari. Addestrava perciò i suoi discepoli al dibattito e alle discussioni così da insegnare a ognuno a far valere la propria idea. 

I SOFISTI

 I sofisti si concentrano sui problemi che riguardano l’uomo è la società, un inversione rispetto ai pensatori precedenti che invece si concentravano sul cosmo naturale e nel ricercarne il principio originario. 

Sofista (dal greco, in antichità significava “sapientissimo” ma non in senso positivo, evocando qualcosa di artificioso, e queste connotazioni negative furono attribuite dai filosofi Platone, principale avversario e Aristotele)

= considerati i primi insegnanti a pagamento della storia

Il sapere, inteso come bagaglio culturale, diventa un mestiere e i sofisti, spostandosi in cerca di discepoli acquisiscono una mentalità aperta e cosmopolita. L’ambiente in cui si muovono è l’Atene del V secolo, anti tradizionalista e critico, aperto alla discussione e al dibattito, infatti i sofisti manifestano la loro libertà di spirito e l’attitudine ad utilizzare la ragione in tutti gli ambiti. Il loro fine principale è quello del sapere, non della virtù guerriera ma di una virtù adatta al nuovo clima e ambiente caratterizzato dalla democrazia. Questa consisteva nella capacità di vivere in società: convincere gli altri delle proprie idee, assumere decisioni, partecipare ai pubblici dibattiti. Quindi da un lato c’era bisogno di un confronto civile e politico, e dall’altra una padronanza del linguaggio e della parola. 

I sofisti si impegnano anche per i giovani e per farli adattare alle nuove esigenze della vita sociale, offrendo loro un sapere che abbia risvolto pratico e operativo, che punta al successo. Erano consapevoli che non esisteva una verità unica (come invece si era pensato fino ad ora) ma più verità condivise. 

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